La Chiesa Madre


Il centro della vita spirituale sammanghese è la Chiesa Madre, magnifico esempio d’architettura neo-rinascimentale, di cui ancora oggi s’intravvedono le linee armoniose, nonostante i danni che il tempo e l’incuria degli uomini hanno causato all’edificio.
Non troviamo negli archivi parrocchiali notizie dettagliate sulla costruzione del tempio, come forse ci spetteremmo, data l’importanza e la grandiosità dell’opera; alcune citazioni, tuttavia ci aiutano a tracciare a grandi linee le fasi più importanti della sua realizzazione.
Molto più esaurienti i dati sulla parrocchia, la cui costituzione risale al 1650 circa, quando il principe Luigi d’Aquino accordò alla stessa il suo patrocinio e la dotò d’un "corpo feudale" (Mons. Taccone-Gallucci, Monografia sulla diocesi di Nicotera e Tropea), da identificare probabilmente con la Buda, come si dirà in seguito.
Nel 1653 in Vescovo di Tropea fu a San Mango in visita pastorale, e nominò il primo parroco, don Matteo Capilupi (1653-1669).
Uno "Stato d’anime", redatto nel 1936 da don G.Battista Caravia (arciprete dal 1924 al 1960) ci dà l’elenco dei parroci, successori di don Capilupi:
-don Giuseppe Perri (1669-1677)
-don Giovanni Castagnaro (1677-1710)
-don Francesco Antonio Berardelli (1710-1747)
-don Antonio Gimigliano (1747-1767)- sotto il quale si ebbe un periodo di notevole fervore spirituale
-don Gaspare Gimigliano (1767-1808)
-don Saverio D’Agostino (1808-1811)
-don Giuseppe Antonio Ferrari (1811-1845)
-don Vincenzo Berardelli (1846-1884)
-don Cesare Pontieri (Padre Serafino) (1884-1886)
-don Vincenzo Ruffa (1886-1924).
Per ciò che concerne la Chiesa, troviamo le seguenti notizie: - la citazione abbastanza frequente, a decorrere dall’anno 1754, di una "cappella di San Tommaso" (liber defunctorum 1747-1767);
- la menzione (Liber Baptizatorum 1811-1840, a cura dell’arc. G.Antonio Ferrari) di vari lavori eseguiti nei primi decenni dell’Ottocento; in particolare:
- aprile 1832: <<…fu comprato un pezzo d’orto dal sig. Tommaso Bonaccio padrone…per rendere la chiesa isolata (in precedenza si dice che il terreno, quando veniva lavorato, arrivava a cadere sulla mensa dell’altare) e più allegra alla veduta, e non soffrirà più danno, per la costruzione di un gran muro di pietre secche…>>
- anno 1834: (…si è alzato il muro destro della nave della chiesa e con divozione del popolo e con denaro della Cappella (?)) - giugno 1835: (Sotto la procura di don Samuele Sposato si è alzato il muro sinistro della nave di m. (madre?) chiesa, si sono fatte le facciate, si è terminato il muro ed il cornicione della prospettiva e ci sono caduti tre finestroni; la spesa è uscita a ducati 144>>. Segue la notizia sulla ripartizione dei contributi offerti per l’opera: l’onere maggiore fu sostenuto dal procuratore della Madonna delle Grazie (Buda) con 11 ducati e dal procuratore di San Tommaso con 16 ducati.

Da queste importanti testimonianze, che non hanno bisogno di commento, mi sembra si possa ipotizzare che il primo nucleo dell’attuale Chiesa Madre era costituito dalla Cappella di San Tommaso, il cui progressivo ingrandimento cominciò appunto con i lavori sopra menzionati, eseguiti tra il 1832 ed il 1835. Altro dato certo è fornito da un cartiglio, posto al centro di un arco della navata centrale del tempio: riporta una citazione dei versetti iniziali del "Magnificat", ed una data, "A.D.1864"", certamente quella in cui la chiesa fu ricostruita nella sua struttura attuale. Quest’opera di ricostruzione potrebbe rappresentare la grandiosa conclusione di quei lavori citati nei registri parrocchiali, e certo fu eseguita da esperti tecnici, date le dimensioni e lo stile sobrio e maestoso del fabbricato, chiaro segno dell’esistenza di una mente direttiva.
Pianta rettangolare, tre navate, l’edificio sacro acquista un ampio respiro soprattutto nell’alzato, caratterizzato da una grandiosa volta decorata a cassettoni in stucco e gesso, che conferiscono all’insieme uno slancio verso l’alto, sottolineato dalla luce degli ampi finestroni ben inseriti al di sopra del cornicione.
Nell’abside semicircolare c’è il trono della Madonna delle Grazie, inserito fra quattro colonne con capitelli di stile corinzio, sui quali poggia un timpano, arricchito di vari motivi ornamentali; al tutto fa da sfondo un immenso drappo decorato, in gesso, che muove da una corona regale, posta in alto al centro dell’abside.
Nella volta della navata centrale, quasi all’altezza della cantoria, un affresco racchiuso in una cornice ovale, armoniosamente inserita fra i cassettoni. Nella parte superiore vi è effigiata la Vergine, con il Bambino in braccio, circondata da testine d’angeli alate, emergenti da nuvole biancastre; nella parte inferiore, differenziata dalla prima per toni diversi, come se l’artista avesse voluto creare uno stacco tra le immagini delle due parti, un religioso in abiti domenicani in ginocchio e con la mano tesa, ed intorno il verde d’un prato, sul quale spiccano alcune bianche costruzioni (una di esse è più grande e ricorda nei tratti la chiesa della Buda) ed una pietra a mò di lapide con delle lettere sbiadite, di difficile interpretazione.
L’impostazione del dipinto e la stessa iconografia non lasciano dubbi: nell’affresco è sintetizzata tutta la tradizione religiosa sammanghese: i due Patroni, la Madonna e San Tommaso, ed il paesaggio agreste della Buda con la chiesa e le "turre" degli agricoltori.
Le navate laterali, divise dalla centrale da colonne quadrate, sovrastate da ornamenti a foglie d’acanto, fra le quali s’inseriscono archi dalla curvatura armonizzata con la volta, ospitano gli altari con le statue dei Santi. Le volte delle cappelle sono decorate a stucco e gesso, e presentano diversità nello stile e nella realizzazione: esse certo sono opera di mani diverse, fatte edificare, probabilmente per voto, da una famiglia o da un gruppo di famiglie. Di nessun rilievo artistico il campanile, costruito in epoca successiva.
Molto pregevoli, invece, le tre campane, di un’armonia perfetta, la cui voce meravigliosa e potente echeggia, nelle ricorrenze solenni, per tutta la vallata del basso Savuto.

San Mango d’Aquino-storia folklore tradizioni poesia

A.Orlando – A.Sposato - Rubbettino Editore 1977

 

© Sanmangomia.it - Webmaster: Pasquale Vaccaro