VINCENZO AUDINO (LETTERA DEL 17/6/1937)
Ricerca testo originale: Francesco Torchia
elaborazione: Pasquale Vaccaro
Mi dovete scusare se non vi ò risposto subito per darvi giuste informazioni riguardo che voi mi dite, in quanto a me la passo bene e ne vorrei cosi la continuazione, salvo qualche mala salute, in quanto alla temperatura e laria qui e buonissima, sono già vicino a tre mesi che sono qui e grazia il Signore non ò avuto nessun disturbo nella mia vita.
In quanto al rispetto sia da permanente che adesso da volontario ò rispettato e rispetto a tutti anche se ci ò un mio compagno inferiore a me, i superiori mi vogliono bene l’altro giorno il Signoro colonnello mi à detto che adesso formiamo la fanfara, per dinci io spero passarla bene e progredire sempre.
In quanto all’Africa non ò che dirvi che qui non vedon niente, solo la domenica abbiamo due ore di libera uscita e non si fa in tempo per poter andare in giro per vedere tutta addis Abeba, il viaggio che ò fatto più lontano da qui è stato un giorno che andai col camion a prelevare tavole al deposito legnami che si trova vicino alla stazione ferroviaria.
Però io la stazione non ho ancora vista solo che sento il fischio della macchina.
Di altro ogni otto dieci o quindici giorni ci portano a fare il bagno al stabilimento dove ci sono delle vasche che ci vanno quattro o cinque soldati la volta al bagno al caldo.
Per la strada poi non si vede altro che soldati di tutti reparti o abbissini con lenzuola arrotolati addosso e scalzi che mi sembrano tanti deomini.
Io quando vado fuori non vado che fino a dove Pietro Maletta che si trova a pochi centinaia di metri distante da dove sono io che quasi se lo chiamo da qui mi sente; e poi viene compare Ciccio Sacco che è un po più lontano; gli altrui paesani sono più lontani.
Riguardo a Moraca Antonio lui si trova alla prima compagnia a un fortino a cinque sei chilometri distante da qui, il suo comandante di compagnia a un sotto tenente e si chiama Adami Giovanni.