NATALE


La festività è preceduta dalla novena, che ha luogo con grande solennità, all’alba: questo per consentire anche ai lavoratori di parteciparvi.
Il presepe è un’antica tradizione per ogni famiglia ed anche ai nostri tempi essa è molto sentita. In chiesa il suo allestimento impegnava una volta le più prestigiose casate d’artigiani; adesso sono i giovani che provvedono a realizzarlo, sempre nel rispetto della tradizione, per ciò che concerne il luogo, lo schema generale, il rivestimento di verde muschio, le superstiti statuine di stile napoletano, il cui numero, purtroppo, si assottiglia di anno in anno..
La Notte Santa è la ricorrenza più sentita di tutto l’anno, come d’altronde è costume in tutti i piccoli centri: essa rappresenta il momento dell’intimità, dell’unione familiare, della serenità, della pace, sentimenti che s’accumulano negli animi, portando all’apice di una commozione intensa, che riesce difficile comprendere, se non se ne fa esperienza diretta.
La nota più bella e più drammatica insieme è data dal ritorno degli emigranti: lunghi convogli ferroviari riportano alla terra natìa uomini, donne, bambini, famiglie intere che affrontano giorni e giorni d’un viaggio interminabile e disagiato, per poter trascorrere pochi attimi di gioia, confortati dal tepore della famiglia e dal calore degli amici, affetti estranei alla fredda realtà dei luoghi in cui, per avere un lavoro, essi sono costretti a vivere.
Il loro arrivo completa l’atmosfera di felicità per una gente cui la vita non offre molto, ma che ha la fortuna di conservare ancora una carica di affetto e di sentimento che difficilmente si riesce a scalfire.
Il momento della ricca cena vede sulla tavola le tradizionali "nove cose", le nove portate dalle quali è rigorosamente esclusa la carne, riservata al pranzo dell’indomani. Non mancano i dolci tradizionali, alla cui preparazione le donne hanno lavorato con orgoglio nei giorni precedenti: "grispelle", ciambelle fritte nell’olio d’oliva, preparate con farina, patate e lievito, dette anche "monachedde" se all’interno della pasta contengono acciughe; "turdilli", impastati con uova e ricoperti, a caldo, di zucchero, oppure preparati col vino e ricoperti di miele; "sfogliatedde", edizione paesana dell’omonimo dolce napoletano, di sfoglia di farina e uova e ripiene di "mostarda", dolce confettura di uva fatta al tempo della vendemmia; "pignolata", costituita da piccoli pezzi di pasta d’uovo a mò di nocciolina, ricoperti di miele; "bocconotti", cotti al forno e ripieni di "mostarda".
All’inizio della cena, vengono fuori le letterine che i piccoli mettono sotto i tovaglioli dei genitori: modo semplice di porgere gli auguri e promettere di diventare più buoni ed ubbidienti, cose che a voce, forse, non si riesce a dire. Esse vengono lette ad alta voce dal papà, dalla mamma o dai nonni, che – a loro volta – consegnano ai bambini i regali preparati. Quindi il cenone, nell’armonia delle mura domestiche, in quell’ atmosfera di pacata serenità che allontana ogni preoccupazione e scioglie il cuore dalle ansie…
Prima di andare in chiesa per assistere alla Messa, viene compiuta in casa una suggestiva cerimonia, ancora gelosamente conservata in San Mango: la preparazione del fuoco. La famiglia si riunisce intorno al camino spento o con qualche minuscola brace, ma accuratamente sgombro d’ogni altro legno. Il capofamiglia per primo prende il legno più grande ("’u zuccu") dal mucchietto appositamente preparato, e lo depone al centro del focolare; dopo di lui tutti gli altri, con gesto alquanto significativo, depongono "un’asca" (pezzo di legno più piccolo), curando di poggiarla sul primo ciocco. Per i familiari assenti (è il caso degli emigrati oltreoceano) e per tutti i membri della eventuale famiglia che questi hanno formato in terra straniera, viene deposto dai presenti un legnetto nel camino: l’unità così e completa intorno al focolare, dove tutti sono idealmente presenti, anche se, per i lontani, molti occhi si velano di pianto e molti petti sono serrati da un nodo di commozione… Il fuoco non è soltanto il simbolo dell’unione familiare, ma, nell’umile animo della nostra gente, forse acquisisce un significato più profondo.
Collegando questa tradizione con l’altra, anch’essa sentita, che vuole si lasci per tutta la notte la tavola imbandita ed una luce accesa, vien da pensare che tutto ciò vuole essere anche un’offerta d’ospitalità per la Sacra Famiglia, cui l’avara Betlemme negò un giaciglio.
Questo dà la misura dell’umile bontà del popolo, le cui usanze sono testimonianza di un’estrema semplicità d’animo; e quel fuoco che s’accende da sé, senza che nessuno si premuri di farlo – la tradizione lo vieta – non diventa più un fenomeno misterioso, ma forse costituisce il riconoscimento di questi caratteri ed il premio per una fede schietta e spontanea.
Un gran fuoco viene acceso anche sul sagrato; si tramanda che un tempo la legna veniva fornita dalle varie famiglia e forse nel lontano passato si ripeteva in quel luogo, da parte dei capifamiglia, la stessa cerimonia oggi ancora in uso tra le pareti domestiche, a simboleggiare l’unità del paese.
All’interno della chiesa, la folla delle grandi occasioni. Al canto del "Gloria" le campane annunciano la nascita del Salvatore ed il Bambinello viene portato in processione, mentre le note squillanti di "Tu scendi dalle stelle", eseguito dalla banda musicale, echeggiano sotto la volta del tempio. Una stella luminosa, mediante un complicato sistema di corde, segue lentamente il sacerdote; e domani i bambini presenti racconteranno ai coetanei addormentatisi le meraviglia della "stella che cammina".

San Mango d’Aquino-storia folklore tradizioni poesia

A.Orlando – A.Sposato - Rubbettino Editore 1977

 

© Sanmangomia.it - Webmaster: Pasquale Vaccaro