LA FERROVIA

Ricerca testo originale: Francesco Torchia

elaborazione: Pasquale Vaccaro

       

        Dopo il 1861, il governo, considerato il gravoso onere finanziario previsto per le ferrovie meridionali, pensò di ricorrere al sistema delle concessioni. Furono così concesse, tra le altre, le ferrovie da Taranto a Reggio Calabria e da Cosenza alla foce del Crati, entrambe alla società Vittorio Emanuele, diventata poi la società delle strade ferrate Calabro-sicule.

        Con la legge del 29/7/1879 il governo si impegnava a costruire nuove ferrovie destinate a completare la rete nazionale, dotando di strade ferrate le province che ne erano sprovviste. La legge detta delle ferrovie complementari, stabiliva la costruzione di nuove linee ferrate suddivise in quattro categorie: la prima comprendeva quelle da eseguirsi interamente a carico dello stato; la seconda quelle poste per 9/10 a carico dello stato e 1/10 a carico delle province interessate; la terza 8/10 e 2/10 come sopra; la quarta per le linee a carattere regionale da costruirsi con il contributo dello stato, variabile a seconda dell’ammontare del costo chilometrico.

        Per la calabria era prevista la costruzione delle seguenti linee: Lagonegro-Castrocucco; Pietrafitta-Nocera Terinese che doveva attraversare il territorio di San Mango d’aquino. Nella progettazione  generale dell’opera in località “Piano delle rose” era fissata una stazione.

 

Si rileva dalla documentazione  esistente negli atti del comune:

        Il personale tecnico incaricato dallo studio della linea ferroviaria Eboli-Reggio si vede studiare la valle del savuto allo scopo di trasportare il punto di congiunzione della linea Cosenza–Nocera sulla destra del Savuto in provincia di Cosenza, anzicchè sulla sinistra in provincia di Catanzaro.

        Vista la legge del 29/7/1879, n.5002 serie 2^ nel cui art. 1 sta detto che gli andamenti generali delle linee di strade ferrate, in detta legge stabilito, non si possono variare. Considerato che la linea Cosenza-Nocera non può essere deviata da questo comune, che per animare il commercio del tutto perduto a causa della viabilità e perchè, la linea riesca di interesse generale fa d’uopo che il punto di congiunzione delle ripetute linee Eboli-Reggio e Cosenza-Nocera non si allontani dal territorio del circondario, rimanendo sulla sinistra del Savuto.

        La realizzazione dell’opera la si dava per scontata bisognava solo  evitare lo spostamento sul lato destro del Savuto in provincia di Cosenza. Le aspettative del popolo però negli anni successivi andarono deluse in quanto la effettuazione dell’opera avvenne sino alla stazione di Rogliano.

        Con apposita disposizione venne stabilito di variare la linea ferrata abolendo il congiungimento con la Eboli-Reggio a Nocera Terinese. Ancora una beffa per il popolo costretto a procurarsi migliori fortune in altri lidi ed abbandonato da tutti.

        Nel 1905 avuto sentore della imminente deviazione del tratto ferrato verso Catanzaro dalla stazione di Rogliano il Sindaco Vincenzo Puteri inoltrò una vibrata protesta nei confronti degli organi governativi rappresentando lo stato di malcontento e di inquietudine del popolo ancora una volta soprafatto dai più potenti:

sin dal 1878 la Camera elettiva prima, la vitalizia poi, approvarono con edificante maggioranza la costruzione di parecchie linee ferroviarie e tra queste la Cosenza-Nocera, attraversante la nostra abbandonata valle del Savuto.

        Molte delle linee allora approvate si trovano adesso in funzione, parecchie in costruzione e la sola Cosenza-Nocera forse perchè appartenente ad una regione morta, quale fino ad adesso è stata considerata la Calabria, se si esclude il piccolo, irrisorio ed inutile tronco Cosenza-Pietrafitta, è rimasto trascurato.

        Che è a ricordarsi come, or non è molto, l’onorevole Senatore Colosimi chiamò importante e necessaria la Pietrafitta-Nocera ma la rappresentanza della stazione, dopo avere approvate parecchie linee delle quali il progetto è di data recentissima e quali....omissis... credette bene dare uno sfratto alla legge del 1879, n. 5002 e stabilire solamente la costruzione di un altro tronco della Cosenza-Nocera: la Pietrafitta-Rogliano e noi tacemmo: facemmo colà presente, con la speranza che un giorno venisse approvato l’ultino e più importante tratto della linea, e chissa per quanto tempo ancora avremmo taciuto, se non si fosse levata la voce di volerci conculcare i nostri sacri diritti coll’annullare un progetto che già costò circa 8.000.000 allo Stato  e con il variare in Rogliano-Catanzaro la rettilinea Rogliano-Nocera.

        Non è affatto discutibile l’importanza immediata dell’intera linea Cosenza-Nocera con la quale si aprono al commercio, che è quanto dire alla ricchezza ed alla civiltà ben 64 comuni; si facilitano parecchie industrie, adesso morte per mancanza di viabilità come qualla mineraria dei marmi verdi della valle del savuto; si agevola e si avvantaggia la strategia militare, poichè la nuova linea attraversando l’interno della Calabria, non ha nulla da temere dalla vicinanza del mare come invece non offrono le stesse garanzie la Eboli-Reggio e la Metaponto-Reggio; ed infine si fa trionfare la civiltà facendo in modo che questa vergine, negletta ed abbandonata popolazione già adusa a sentire nei boschi il fischio dei briganti, possa sentire un giorno quella della vaporiera, che della civiltà è cardine ed indice; si, vuole la Rogliano-Catanzaro. Noi non diciamo  che è inutile, anzi dopo la Rogliano-Nocera è importante pur essa, ma si attenda almeno un pochino, noi sono ben 27 anni che attendiamo e non è a dire che completata la Cosenza-Nocera debba rimanere lettera morta il tronco per Catanzaro.

        Diamo un po uno sguardo alla carta geografica ferroviaria e su, in alto, vediamo tale un fitto reticolato da non poter nemmeno discernere chiaramente le più grandi citta, è sotto? Ed alla scarpa dello stivale? Le poche linee a semplice itinerario, mentre le settentrionali sono  fatte, pochissime eccezioni, a doppio, sono così rare da lasciare abbandonata la più bella parte della terra bruzia.

        Se la nostra querela non è ascoltata, se si crede che noi eternamente dobbiamo essere, come dice il Colajanni, i coloni dei signori del nord, allora ben diversamente sapremo chiedere. Parole piene di rabbia e di stizza di un uomo che ancora una volta vede il suo popolo non ottenere quanto spettante per  diritti in precedenza acquisiti.

        La favola della ferrovia che ancora oggi è viva e pregnante nella mente delle persone anziane oltremisura doveva cadere nel vuoto dei ricordi, di una battaglia perduta ancor prima di iniziarla. La mancanza di santi in paradiso, il mancato interessamento o la eccessiva benevolenza delle superiori autorità che forse ben donde avevano motivo per dirottare la linea ferrata fecero si che il popolo dovette rassegnarsi alla tracotanza ed alla sopraffazione.

        Nel 1902  il Sindaco Giuseppe Mastroianni venne a conoscenza che il governo aveva in itinere  la formazione di una legge concernente il settore ferroviario  e che il tratto Rogliano-Nocera sarebbe stato sostituito con quello Cosenza-Paola. Si formò un Comitato composto dai sindaci di Martirano, San Mango, Conflenti, Motta S.Lucia , Grimaldi e si fissò una riunione  a Rogliano per il 24 novembre  Presieduto dal Prefetto.

        Il Segreterio Comunale Giovanni  Angotti in rappresentanza del Comune in quanto il Sindaco Mastroianni ne  per una sopragiunta indisposizione non poteva essere presente,  partecipò al Prefetto onde farne seguito alle superiori autorità governative le vive proteste verso la condotta scorretta del Governo per l’incuranza   di salvaguardare i nostri interessi e per la palese violazione dei diritti di San Mango, col disporre la costruzione di una nuova strada ferrata e tralasciando la Cosenza-Nocera abbastanza utile ed indispensabile.

        Un altro Comitato per la costruzione della linea ferrata Rogliano-Nocera  si costituì a Grimaldi in seguito al parere reso dalla commissione reale per le ferrovie complementari che si espresse favorevolmente alla sostituzione della linea Cosenza-Nocera tratto Rogliano-Nocera con la linea Paola-Cosenza.

        La costruzione del tronco Rogliano-Nocera non  pregiudicava gli interessi del cosentino, anzi li avrebbe avvantaggiati in quanto che oltre a raggiungere lo stesso scopo dello sbocco sul Tirreno , la provincia di Cosenza si sarebbe posta  in comunicazione più diretta e rapida con molti mandamenti del catanzarese e con Catanzaro stesso capoluogo e sede della Corte di appello, d’onde promanano i più intimi rapporti commerciali e di ogni specie fra le province limitrofe.

        Per la Cosenza-Nocera per  noi si avrebbe avuto una percorrenza molto minore della linea Cosenza Paola la quale avrebbe dovuto attraversare un lungo traforo per l’appennino allontanando di molto il diretto congiungimento al catanzarese, mentre l’altra linea sarebbe più comoda ed agevole lungo la valle del Savuto.

        Nemmeno le accampate economie di spesa giustificava la sostitutzione della linea, già obbligatoria, con la Paola-Cosenza in quanto che a prescindere che questa toccherebbe pochi Paesi, sarebbe inoltre e con poco utile di più difficile attuazione e di maggiore spesa; mentre la Cosenza-Nocera non sarebbe stata così dispendiosa da raggiungere i 56 milioni preventivati. Ciò si desume dalla spesa del tronco Cosenza-Pietrafitta che è costata in realtà meno della metà della spesa preventivata.

        Onde con migliori studi rispetto a quelli fatti sino ad allora dagli ingegneri non vi è dubbio che la spesa può essere ridotta a 30.000.000, molto meno, cioè di quanto verrebbe a costare il solo traforo della progettata linea Cosenza-Paola.

        La pronta costruzione della Cosenza–Nocera per i lavori occorrenti porterebbe di commercio per la mancanza di strade, oltre che arresterebbe  la crescente emigrazione che ci priva di coltivazioni le nostre terre per mancanza di braccia.

        Che in questo comune vi sono delle cave del pregiato marmo verde di calabria, la cui industria non si è potuta svolgere appunto perchè manca la viabilità per facilitare il trasporto della merce lungo il savuto, e che quindi la ferrovia predetta riuscirebbe anche fonte di ricchezza per lo sviluppo delle cave marmoreee.