VINCENZO AUDINO (LETTERA DEL 14/5/1937)

Ricerca testo originale: Francesco Torchia

elaborazione: Pasquale Vaccaro

 

    Come ben sapete avevo avuto un permesso di 48 ore per passare la Santa Pasqua a casa ma non mi fu possibile che sabato sera fui avvisato dai carabinieri che dovevo rientrare a Nicastro, cosicchè domenica mattina me ne scesi a Nocera e presi l’autobusso, arrivai a Nicastro alle otto mi avviai per andare in caserma e trovai che il battaglione usciva tutto preparato per la partenza così andai a prendere tutto il mio corredo e andai a raggiungerli dove la casa del Fascio il quale passammo tutta la giornata in attesa del Comandante del reggimento per la rivista ma si fece attendere molto erano le sei passate e non si vedeva ancora.

    Se non chè verso le sei e mezzo vi fu la consegna di una corona al monumento dei caduti in guerra, poi ci avviammo per la stazione e così partimmo da Nicastro il giorno 28 alle nove di sera.

    Il ventinove mattina alle sette siamo arrivati a Napoli. Alle otto siamo saliti sulla nave Liguria ed alle cinque siamo partiti di Napoli, la mattina del trenta ci trovammo la Sicilia e la Calabria il due di aprile siamo arrivati a Porto Sait alle undici, e ci siamo fermati fino alle nove di sera, il giorno 6 alle ore sette di sera siamo arrivati a Massaua il quale passammo pure la notte sulla nave.

    La mattina del 7 alle sei siamo sbarcati, là abbiamo trovato un auto colonna da trenta camion e così siamo saliti sull’auto colonna e siamo partiti alle sette, alle sei di sera siamo arrivati a Delcamerè dove ci  accasammo e trascorsimo parecchi giorni. Giorno venti partimmo di nuovo con l’autoto colonna per Addis Abeba.

    Il ventinove siamo a un fortino a tre chilometri distante dalla città. Si dice città per modo di dire ma non ha nessuna veduta perchè si trova dentro un bosco di galippi, però cià  molta estensione; ma io ancora non ho potuto di vedere tutta che non ci fanno uscire abbiamo due ore di libera uscita soltanto il martedì e il giovedi e ci esce per compagnia sempre un terzo e a gruppi di quattro armati di ciberne e fucile. Poi più non si può spendere niente che se qualcuno ha bisogno di qualche cosa necessaria va molto cara.

    Sarebbe a meglio che si speragna, qui nel fortino andiamo male per l’acqua che non cienè, e ciè la portano una volta al giorno con l’auto botte e ci danno una gavetta d’acqua al giorno ma pazienza, è inutile dirvi della vita militare che voi la sapete; però riguardo a me vado bene che non faccio niente.

    Durante il viaggio sulla nave abbiamo passata abbastanza bene sia per il mare che l’abbiamo avuto ottimo, ci siamo divertiti ci abbiamo mangiato e bevuto senza nessuno disturbo, poi il viaggio che abbiamo fatto da Decamerè a Addis abeba cià un po disturbato per la strada pericolosa che abbiamo avuto tutto montagne, discese, salite e deserti per tre o quattro giorni abbiamo avuto sempre montagne poi si vedeva qualche pianura metà coltivata a grano quale era buono per tagliarlo, quale era spigato e quale lo stavano  a seminare; a qualche parte si è visto qualche pezzo di granturco quello era già spigato quale era già secco e di altro tutti boschi e si vedeva qualche pianta di ulive selvatiche. Come frutti non ho visto niente, solo qualche pianta di fichi india e diverse piante di banane, poi ci sono pure le pianure ma abbandonate.

    L’impressione che ho avuto io a vedere questi beduini nell’abitazione che ci anno come vanno vestiti e sporchi e dippiù carichi di mosche, mi perdonate se faccio questo nome, che ci mangiano  gli occhi e le labra, a loro come non ci avessero niente, a dirvi la verità fanno >schifo<. Sua eccellenza Graziani avrebbe fatto meglio a distruggerli tutti.

    Giorno nove abbiamo fatto la spilata dinanzi a sua eccellenza Graziani il quale noi abbiamo avuto l’encomio, noi qui facciamo parte al reggimento di  formazione composto di un battaglione di alpini e di un Battaglione di Bersaglieri.

    Qui sono diversi paesani tra i quali o visto a compare Francesco Sacco e Pietro Maletta, Silvio Pizzilli, Michele Marasco con questi siamo vicini poi ce ne sono che sono più lontani. Ieri ho visto pure Giusto e mi à detto che un giorno si e uno nò monta di guardia.

    Io qua vado bene non faccio quasi niente, nel pomeriggio faccio scuola di trombettiere, di salute sto bene.

 

Vincenzo Audino 14/5/1937